Siamo tornati dalle vacanze da qualche giorno ormai, probabilmente come spesso accade, con qualche chiletto in più o con la sensazione di essere un po’ fuori forma a causa dei piacevoli vizi delle ferie. Manca poco all’autunno, la stagione in cui il corpo e lo spirito si preparano al riposo dell’inverno. Periodo in cui, come in natura del resto, si separa il “raccolto”, il puro dall’impuro. La tarda estate e l’autunno, che spesso ci rendono malinconici, stagioni della resa dei conti, delle somme. In autunno si “lascia andare”, non solo a livello fisico, ma anche a livello mentale, creiamo spazio per nuove idee ed occasioni. In medicina cinese questa stagione viene associata al polmone che con l’intestino crasso costituisce l’elemento metallo. Le emozioni associate a questo elemento sono la tristezza e la preoccupazione.
In inverno la nostra energia rallenta, e come sappiamo tendiamo ad accumulare tossine, è bene dunque prepararsi a questa fase cercando di arrivare energici e sani, possiamo innanzi tutto ripartire cercando di depurarci dagli eccessi delle vacanze, ricominciamo a muovere il corpo dolcemente, praticando yoga e ripartendo con le giusta energia. Ovviamente la pratica delle sole asana , anche se lavorano sugli organi interni, aiutando la stimolazione degli stessi, può poco se le nostre abitudini alimentari e di vita sono sbagliate e dannose. Per la medicina cinese in autunno sono consigliati cibi dai sapori forti e metodi di cottura lunghi (ad esempio la cottura a vapore) che mantengano l’organismo caldo nei mesi più freddi dell’anno.
Ecco alcune delle tecniche che lavorano sulla purificazione:
Kapalabhati (respirazione che purifica la parte frontale del cervello):
Kapalabhati viene classificato tra gli Shat Kriya (processo di purificazione) dalle scritture classiche come lo Hatha Yoga Pradipika e la Gheranda Samhita, ma è molto più spesso considerato un pranayama, tra l’altro uno dei fondamentali.
Questa respirazione permette di liberarci completamente dell’aria residua nei polmoni che rimane in minima parte viziata all’interno anche dopo la normale espirazione, provocando un rigetto massiccio di CO², (che poco dopo torna ai suoi livelli abituali) permettendo alle cellule grazie alla momentanea caduta del tasso di anidride carbonica nel sangue di rigettare anche quella parte generata da loro, con un conseguente accrescimento dell’attività cellulare appunto. Kapalabhati ha un effetto purificante sui polmoni, ed aiuta nei disturbi respiratori. Equilibra e rinforza il sistema nervoso e tonifica gli organi digestivi. Purifica le nadi e rimuove le distrazioni sensoriali ci fornisce energia per l’attività mentale.
La tecnica: Sedete a gambe incrociate in una posizione comoda, la schiena dritta e le mani in appoggio sulle ginocchia in jnana Mudra ( punta dell’indice e del pollice si toccano e palmi rivolti al cielo). Chiudete gli occhi, rilassatevi per un paio di respiri.
Espirate con entrambe le narici contraendo con forza i muscoli dell’addome, l’inspirazione successiva avverrà passivamente mentre lasciamo che i muscoli addominali si rilassino. L’inspirazione dunque dovrebbe avvenire in maniera spontanea, senza alcuno sforzo. Provate, se vi sentite, a praticare per 10 respiri consecutivi per un massimo di 5 cicli.
Con il tempo la pratica aumenta naturalmente, si consiglia di imparare questa respirazione ed i vari pranayama da un’insegnante esperto. Praticare a stomaco vuoto. Non praticare in caso di disturbi cardiaci, vertigini, infarto, ipertensione, ulcera gastrica, sconsigliato in gravidanza.
Ksepana Mudra: Questa mudra (gesto) aiuta l’eliminazione attraverso l’intestino Crasso, la pelle (sudore) e i polmoni (migliora l’espirazione), ed aiuta ad eliminare le energie già bruciate. Favorisce l’allentarsi di ogni genere di tensione. Non mantenere troppo a lungo per non bruciare anche le energie “fresche”. Si può eseguire questo mudra da 7 a 15 respirazioni
Torsioni: Le posizioni di torsione hanno la capacità di penetrare in profondità nel nostro corpo, lavorando non solo a livello muscolare aiutando la nostra postura creando e mantenendo spazio tra le vertebre, ma agendo anche sugli organi interni. Quando ruotiamo il corpo comprimendo un lato, l’afflusso di sangue agli organi interni di quel lato viene fortemente diminuito di modo che quando sciogliamo la posizione il sangue torna ad irrorare gli organi, eseguendo una sorta di “lavaggio” che può aiutare ad eliminare tossine e prodotti di scarto cellulare. Con le torsioni aiutiamo gli organi digestivi, ad esempio contrastando il ristagno di gas nel tubo digerente e, iniziando con le rotazioni dal lato destro incoraggiamo la peristalsi intestinale. (Non dimentichiamoci che l’addome è la sede di Agni, il nostro fuoco, dal quale dipende appunto la digestione). Le torsioni lavorano anche contrastando l’accumulo di adipe sui fianchi.
Hardha -matsyendrasana: Asana di grande efficacia si esegue da seduti, partendo con le gambe stese, pieghiamo la gamba destra e la portiamo sopra la sinistra oltrepassando la coscia con il piede destro, la gamba sinistra si piega a sua volta mandando il tallone in direzione del gluteo, a questo punto il busto ruota verso destra, la mano destra si appoggia dietro e mi aiuta sostenere la schiena, il braccio sinistro spinge all’esterno del ginocchio destro intensificando la torsione. il braccio sinistro è piegato ed il palmo frontale, lo sguardo sopra la spalla destra. Mantengo per 3/5 respiri profondi sciolgo e ripeto dall’altra parte.
Parivritta trikonasana:
In piedi gambe divaricate più o meno il doppio della misura dell spalle, sollevo le braccia parallele al pavimento, faccio un passo indietro con la gamba sinistra, aggiusto la mia posizione in modo da avere una base stabile, ad esempio allargando un po’ le gambe, il piede sinistro leggermente ruotato verso l’esterno, adesso inspiro profondamente ed espirando ruoto il busto portando la mano sinistra verso il piede destro (non è necessario arrivare a toccare il piede o il suolo immediatamente adiacente all’inizio, posso aiutarmi con un mattoncino ), la mano destra sale verso l’alto e cerca la perpendicolarità con la spalla destra. Rimango per 3/5 respiri, torno al centro e ripeto dall’altra parte.
Non dimentichiamoci di dare sempre il giusto spazio al rilassamento, lo stress è un grande generatore di tossine, fisiche ed emotive, possiamo semplicemente praticare Savasana per almeno 15 minuti al giorno se non siamo a conoscenza di tecniche particolari o non pratichiamo la meditazione.
Ricordiamoci che i palmi delle mani sono rivolti al cielo, le gambe leggermente divaricate (oltre la linea delle anche), i piedi cadono liberamente lateralmente.
Ricordiamoci che la cosa migliore è imparare la pratica da un insegnante e non da soli, questi sono solo alcuni piccoli consigli, non tutte le posizioni sono indicate per tutti gli individui. Praticate con coscienza.
Silvia Mori
Bibliografia: “imparo lo Yoga” ; ” Pranayama la dinamica del respiro” Andrè Van Lysbebeth
“Anatomia e fisiologia delle tecniche yoga” M.M. Gore
“Mudra lo Yoga delle mani” Gertrud Hirschi
“Asana Pranayama Mudra Bandha” Swamy Satyananda Saraswati